Inseguo la leggerezza ingenua dell’aquilone…
“Tra i sassi” di Francesca Papp è una raccolta di poesie con versi privi di rime, raggruppati in strofe e ricchi di figure retoriche. In alcune liriche la poetessa utilizza la terzina, in altre la quartina, variando da una musicalità dolce e calma a un ritmo cadenzato, trasferendo al lettore un movimento d’immagini, suoni e profumi, dove pensieri ed emozioni, si concretano e prendono forma al punto di dare la suggestiva impressione di poterli toccare. Parole e aggettivi, abilmente abbinati, seguendo la scia e l’impulso del momento, tra ricordi nostalgici, sogni disattesi, quotidianità caotica, dolcezza d’amore e desiderio di libertà, sfarfallano tra le righe, portandoci l’alba delle tortore, i gerani dell’adolescenza o uno scoglio che sta solo, in mezzo al mare. Entriamo con lei nell’adolescenza che con tutte le sfaccettature e contraddizioni diventa un geranio, fiore di più colori, dal rosso acceso all’arancio, dal lilla al bianco e le emozioni del primo amore, sono l’alba delle tortore. Uno scoglio isolato, che emerge saldo, ci riporta a quanto possediamo di solido e inattaccabile nella nostra vita, un punto di riferimento sul quale possiamo contare, come gli affetti sinceri della famiglia o forse la casa d’infanzia e, il dolore e le frustrazioni, sono un succo amaro che isola le mani, mentre il cuore rotola come un sasso in cerca di pace e di libertà, la libertà di una libellula in volo. La seguiamo mentre attende la stabilità affettiva, cercando carezze nel vento e quando come edera si srotola tra le parole nere d’inverno, con lei sentiamo freddo e solitudine per un amore che è solo uno spicciolo abbagliante; con lei ne ripercorriamo l’inizio, tra la frenesia delle cicale e il profumo dolce del fico, mentre la luna crescente pare sorridere ai due amanti, due giganti azzurri distesi sul fianco: giganti come tutti i corpi uniti nell’amore, azzurri perchè avvolti nell’immensità silenziosa e complice della notte. Ancora ci rivela momenti di tristezza e malinconia, confidandosi con l’erba del prato e le api d’infanzia, mentre il suo cuore invecchiato è all’incrocio tra quanto deve ancora costruire e le solide sicurezze acquisite, simboleggiate con i monti. La tenerezza più dolce è contenuta nei versi rivolti al suo piccolo, che odora ancora di latte e illumina i suoi risvegli al mattino, tastandole il volto con mani che non sanno ancora accarezzare; lui è il suo baco da seta, un bozzolo che racchiude la gioia più grande e infine, a soli due anni, il suo poeta capace di ispirarle le liriche più belle e suggestive. Una silloge di poesie originali e poliedriche, dense di significati sottintesi che possono essere diversamente interpretati seguendo l’emozione del momento.